giovedì 17 ottobre 2013

Lettera al mio migliore amico. Il mio cane Chicco (27.10.2003 * 17.10.2013)


Certi ricordi, racchiusi nella nostra mente, servono molto spesso solo a farci soffrire, ritornano in continuazione e senza tregua, lasciandoci tristi, distratti e con lo sguardo nel vuoto. Nessuno può capire perché un momento hai un leggero sorriso sulle labbra e il momento dopo ti scende una lacrima… i ricordi si rincorrono, uno dopo l’altro e in pochi minuti rivivi una vita. Scrivere, parlare, sfogarsi… è importante e ognuno può e deve farlo come sa, come può. Io voglio sfruttare il mio blog per far sapere a tutti la storia del mio cane, il mio unico cane, una storia forse qualsiasi ma allo stesso tempo unica e inimitabile… per me.


“Ciao Chicco… era la mattina del Natale 2003 (proprio l’anno in cui andai a vivere da solo… una follia visto che guadagnavo poco ma volevo provarci) e tutta la famiglia riunita si scambiava i regali. Non ho mai sopportato più di tanto le feste e da quando sono grande anche meno… Il bisogno di soldi ti fa sembrare tutto un’inutile perdita di tempo… “Ok, ecco qui, le solite buste con i soldi dentro… che allegria… vabbè, meno male che ci sono, così potrò pagare questo e quello, anzi se mi avessero regalato un paio di pantaloni mi sarei pure arrabbiato, ne ho già due, bastano e avanzano”. Quell’anno mio fratello Andrea mi da la solita busta ma dentro non c’erano soldi bensì una lettera molto simpatica con la quale venivo invitato presso il canile della mia città perché “UN AMICO” mi aspettava. Rimasi in silenzio, non capivo e non sapevo cosa dire. Dopo la spiegazione rimasi molto a riflettere. Nella mia vita ho sempre pensato “vorrei tanto un cane ma fino a che non potrò farlo stare bene, fino a quando non avrò una villa con centomila metri quadrati di giardino, non se ne parla neppure”.  Non so cosa o chi mi spinse ad accettare ma il 27/12 andai con mio fratello al canile per scegliere il mio nuovo amico. I cuccioli, di circa due mesi, erano tre, due femmine (una chiara e una nera) e un maschio (chiaro) che eri tu… io mi misi davanti alla gabbia e dissi “il primo cucciolo che viene verso di me lo prendo”. Giocherellavate tra di voi e ad un certo punto tu, il maschio, venisti verso di me scodinzolando, ti accarezzai e feci subito pipì per terra… Deciso, sei tu che voglio. Tua mamma è un Setter e il papà non si sa, ma sinceramente non me ne frega niente del tuo pedigree, sei fantastico, un musetto “acchiappabaci”, e questo basta e avanza. Il tuo nome era Maverick ma non mi piaceva e decisi per “CHICCO”. Nella foto sei tu in auto, stiamo venendo via dal canile. 

Vivo in affitto in un condominio dove, da quando è nato (parecchie decine di anni fa), non accettano animali. Ecco, adesso come faccio? Era inverno, io sono molto alto e il mio cappotto è quasi un tendone… ti nascondo lì. Incredibilmente nessuno si accorge della tua presenza, al punto che in un’assemblea chiedo di partecipare e dico “Ehm… vorrei chiedere se posso tenere un cane nel mio alloggio”… Inutile descrivervi le reazioni, tutti contro perché fa rumore e sporca ma… ad un certo punto, allargo il cappotto e tu sbuchi fuori, silenzioso e scodinzolante e io dico “beh, sono già 3 mesi che è nell’alloggio… qualcuno di voi lo ha sentito? No perché se ha dato fastidio lo restituisco al canile”. Stavo sudando freddo mentre dicevo quella frase… e se avessero detto “si, infastidisce, lo riporti indietro!”? Invece vedo apparire sui loro volti un sorriso, tutti si calmano e iniziano a dirti “beh ma è bellissimo, ma che carino, no io non l’ho mai sentito… vabbè ma se è così proviamo”. Da quel giorno, per farla breve, iniziarono ad adorarti tutti e la signora più agguerrita addirittura lasciava ogni tanto sullo zerbino un pacchetto con degli avanzi con scritto sulla carta “per il cane”… e in più dopo un po’ arrivò anche un altro cane nell’alloggio a fianco. Chi non conosceva Chicco nella mia via? Dolce, affettuoso, mai rompiballe (come certe persone che conosco…), discreto, pulito, obbediente, un vero signore con le cagnette (non entro nei particolari…), una roccia e poi, cosa incredibile, piacevi a mia mamma. Si, mia mamma non sopportava i cani, bastava solo dire la parola “cane” che iniziava ad urlare per la paura. Vederla prenderti in braccio, accarezzarti, darti bacini, portarti in giro e sentirle dire “…e Chicco come sta? Domenica lo portate su vero?”… era un vero miracolo. In effetti anche mio fratello Andrea non ha una grande predilezione per i cani (ancor più particolare il suo regalo) eppure insieme avete fatto tante di quelle passeggiate lunghissime che pare incredibile, ti ha anche attrezzato l’auto in modo perfetto, sembrava un hotel 5 stelle e solo per te. Chicco, hai trasformato tutti, hai “migliorato” tutti. Pensare che il mio orgoglio e la mia testardaggine mi hanno fatto fare, soprattutto nel primo anno della tua vita, tante anzi troppe stupidaggini. Volevo riuscire da solo ad educarti e crescerti e gli errori che ho fatto sono imperdonabili. Bisogna sempre chiedere ed informarsi se le cose non si sanno. Per esempio i primi mesi ti portavo fuori 2/3 volte al giorno mentre invece avrei dovuto portarti fuori almeno dieci volte al giorno. Avevo la casa piena di giornali a terra e non bastavano perché facevi i tuoi bisogni in continuazione e ovunque. Quante volte ti ho sgridato (oggi me ne pento amaramente) invece di capirti e assecondare i tuoi semplici desideri che mi trasmettevi con gli occhi e non capivo. Poi, alla fine del 2004, è arrivata la mia attuale moglie, una donna da ammirare sotto tutti gli aspetti. Tra lei e te è stato amore a prima vista e le attenzioni che vi davate reciprocamente erano splendide; è lei che dopo qualche anno mi ha convinto ad andare al canile e prestare un minimo di conforto ai cani più sfortunati di te, un’esperienza non lunga ma che ha dato molto a tutti. Nel 2011 arriva mio figlio, la paura che tu fossi geloso o che potessero esserci dei problemi tra di voi era parecchia e invece nulla, tu lo hai accolto in modo splendido e fino all’ultimo giorno lo hai trattato con rispetto e attenzione, nonostante le tirate di coda e altri piccoli dispetti (senza cattiveria come può fare un bimbo così piccolo). Arriva Maggio 2013 e inizi, ogni tanto, a perdere un po’ di saliva dalla bocca e (purtroppo) succedeva sempre quando eri vicino al tavolo mentre pranzavamo o cenavamo. Tutti pensammo “mamma mia hai già mangiato e hai ancora fame, pure la bava alla bocca ti viene” e ti allontanavamo mandandoti sul divano. A Giugno le perdite di saliva aumentano e notiamo qualche tremore e dato che un paio di volte all’anno ti succedeva per via delle cagnette in calore, non gli demmo peso. Arriva Luglio e alla saliva e al tremore si aggiunge la poca voglia di mangiare, colpi di tosse e strani momenti in cui ti mettevi seduto a fissare il vuoto. Ok, non ci sono soldi ma… dobbiamo portarti dal veterinario, qualcosa non va. Già… era un tumore alla gola. Che fare? Certe cure (chemioterapia) e l’operazione (rischiosissima perché vicina a parti delicatissime) erano costosissime e con risultati molto, molto incerti. Non potevamo (maledetti soldi) e allora il veterinario ci da una cura a base di medicine ma ci dice che i giorni erano contati. Invece, incredibile, dopo due giorni di medicine,  sembri rinato, tornato indietro di mesi (anzi anni) e saltavi, scodinzolavi, eri forte e contento. Tutto questo fino a metà/fine Settembre e poi… il crollo. Tutto ciò che ti succedeva prima sembrava moltiplicato per dieci, avevi solo rari momenti di tonicità che ci facevano sperare ma per il resto… un calvario e ti si leggeva negli occhi. Proviamo ad aumentare le dosi e “sembra” che qualcosa cambi… ma non è così. Stomaco distrutto dalle medicine, cuore a mille, ormai solo più 13 chili di quasi 19 che eri… Bisogna prendere una decisione… L’amore che ti lega ad un essere vivente ti dice “lo voglio con me” e poi chi da il diritto a me di scegliere per la vita di altri?… ma il cervello ti fa pensare che forse sei un egoista, sta soffrendo e ormai da molto tempo, perché questa tortura? Per tutta l’ultima settimana mia moglie ha pianto e io no, tenevo dentro e pensavo, pensavo, pensavo. Questa mattina siamo entrati dal veterinario con te e siamo usciti senza… ed è da quel momento che ho realizzato e non ho ancora smesso di piangere. Sai Chicco, mi hanno già chiesto “ne prenderete un altro?” e io ho risposto “quando non avrò una villa con centomila metri quadrati di giardino”… e sappi che Federico ha già chiesto di te ma è troppo piccolo per potergli spiegare… gli abbiamo detto che sei andato a trovare la tua mamma. 

Chicco ora sei un angelo ma lo sei sempre stato e io so che avrei potuto darti di più ma mai quanto tu hai dato a me. Chicco perdonami se spesso non ti ho capito, perdona i miei “adesso non posso” quando mi portavi scodinzolando il tuo peluche per giocare, perdona le litigate in casa per i soldi e che tu prendevi forse come rimproveri scappando in un’altra stanza, perdona se per cercare di dare attenzione a mia moglie e mio figlio l’ho tolta a te, io ho cercato di dare il 100% a tutti ma non è così facile, perdona se abbiamo preso la decisione sbagliata nel lasciarti andare e perdona se invece abbiamo aspettato troppo, perdonaci, siamo esseri umani imperfetti. Ciao Chicco, ora so che vivi in un mondo migliore e senza sofferenza. Noi da qui ti pensiamo e ti ricorderemo sempre, tu fai lo stesso da lassù, mi raccomando.”


Un’ultima cosa: caro essere umano, prima di prendere un cane o un gatto o un qualsiasi altro animale pensaci… e pensa che non è un semplice giocattolo o un soprammobile… diventa parte di te e quando viene a mancare se ne va un pezzo del tuo cuore… ma prima lui ha donato tutto il suo cuore a te.

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